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«Io sono nato nel '47, a guerra finita. Ricordo Bayreuth distrutta, anche villa Wahnfried bombardata, per metà. Stranamente gli americani non avevano bombardato il teatro: lo avevano scambiato per una stazione ferroviaria. Ma ricordo gli americani che sedevano nella Hitlerszimmer, ricordo la bandiera americana in giardino». A nove anni, come tutti i bambini di Bayreuth, Gottfried va a scuola di rieducazione, denazificazione: gli ufficiali americani proiettano nel cinema cittadino («Reichshofkino» lo chiama ancora Gottfried, con un flash nella memoria) gli orrori del nazismo. Uno choc. Gottfried torna a casa e chiede: «Papà, è vero quello che ho visto?». Come tutti i padri tedeschi, dice Wagner IV, negò. «Negò qualsiasi responsabilità. Come tutti dichiarò di essere una vittima della storia».
Il ragazzo era per natura ribelle («Papà non voleva che andassimo a giocare nell'altra parte del giardino, coi figli di suo fratello Wieland: io ci andavo»). Si mette a cercare. Un giorno apre una delle stanze di casa che sempre restava chiusa: «La seconda stanza della musica. C'era un armadio con tutte le lettere di Hitler. Carteggi dal 1923 al '45. Trecento lettere. Immediatamente informarono mio padre, immediatamente sentii la frenata della sua macchina in giardino». La porta viene richiusa a chiave. Ma Gottfried ricorda anche di suo padre in Bmw, con un side-car dove ha caricato due scatole coi 27 filmati che lui stesso aveva girato: Hitler a casa Wagner. Sarà stato tutto bruciato? Di nuovo un lampo negli occhi: «Macché bruciato. Loro sanno che quei documenti valgono milioni. Ogni tanto hanno fatto uscire qualcosa, dei filmati. Facendosi pagare».
Loro. Il silenzio, le bugie. «Il lutto profondo sta nella mancanza di empatia con mio padre. Colpa. Vergogna. Lutto». Gottfried ci porta nel suo studio, ha una biblioteca sceltissima. Poi apre le porte di due grandi archivi: di qui il passato, un mare di documenti su Bayreuth, tra cui i diari della madre, morta in ospedale psichiatrico (lasciata da Wolfgang, chiese di essere sepolta a Cerro Maggiore: «Portami via da qui»), di là il futuro. Wagner IV ha fondato nel 1992 con Abraham Peck il «Gruppo del dialogo post olocausto». È amico di tanti cittadini ebrei, ha portato la nipote di Jasha Heifetz a vedere il teatro di Bayreuth, a New York viveva in casa di Hanna Busoni, la nuora del musicista. Nel gennaio del 1990 è stato il primo Wagner a mettere piede in Israele: «Ora ci vado spesso, tengo conferenze. Ma ci sono voluti tre anni di trattative, e ho dovuto rispondere pubblicamente a quattro domande: Wagner era antisemita? Che relazione c'era tra Wagner e Hitler? Come sei cresciuto a Bayreuth? Tu Gottfried, pensi che si debbano presentare le opere di Wagner in Israele? Ho risposto. Con la mia esperienza e i miei studi».
BiografiaStorico per difesa Gottfried H. Wagner, è nato nel 1947 a Bayreuth. Il suo bisnonno era il celebre compositore Richard Wagner. In Germania e in Austria ha studiato musicologia, filosofia e filologia germanica. La sua tesi di dottorato all'Università di Vienna, poi pubblicata in un libro, riguardava Kurt Weill e Bertolt Brecht. Al centro dei suoi studi vi sono stati la cultura e la politica tedesca ed europea del XIX e XX secolo e il loro rapporto con la cultura e la storia ebraica. Nel 1992, con Abraham Peck ha fondato il «Gruppo del dialogo post olocausto». Dal 1983 vive in Italia, con la moglie Teresina e il figlio Eugenio.
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